Qualcosa di più forte della paura - Vanessa Cappella
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Qualcosa di più forte della paura

La solidarietà fa ancora parte di noi, ed è più forte della paura. L’ho vista anche stamattina, nelle due ore e mezza di attesa per donare il sangue.

Pensavo saremmo stati quattro gatti a rispondere all’appello della Croce Rossa, ma mi sbagliavo: solo oggi eravamo più di 50, suddivisi per orario, e sin dalla settimana scorsa – quando mi ero registrata a questa campagna donazioni – l’affluenza è stata ben sopra le aspettative degli operatori. Tanto che, mentre l’inaspettata aria fredda mattutina mi pungeva il viso e cercavo di scaldarmi sotto i raggi del sole, mi è arrivata alle orecchie la voce stupita e un po’ emozionata di un volontario: “Sono quasi tutti nuovi! La maggior parte di loro dona oggi per la prima volta in assoluto!”.

E alle sue parole, ho sentito tepore nel cuore. Perché questo virus è riuscito a far avvicinare persone che non lo avevano mai fatto a uno dei gesti più nobili e semplici che si possano compiere: donare fisicamente una parte di sé agli altri, a chi ha bisogno, a chi è su un letto di ospedale e per il quale quella piccola sacca può davvero fare la differenza tra la vita e la morte.

Anche a un metro di distanza, siamo più vicini nell’attimo in cui capiamo finalmente di navigare sulla stessa barca e che non importa quale sfumatura abbia la nostra pelle, quale sia la lingua che parliamo, né in quale Dio crediamo, sempre che ci crediamo: il sangue che scorre nelle nostre vene è sempre dello stesso colore, per tutti.