Reagire alle crisi: il senso della parola Resilienza
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Reagire alle crisi: il senso della parola Resilienza

Mi sono ritrovata a riflettere spesso sulla parola Resilienza e sulla forza dirompente del suo messaggio. E ci riflettevo mentre guardavo in streaming su Facebook il concerto One Love Manchester, un evento destinato a entrare nella storia della musica e anche in quella della comunicazione di massa: il termine resilienza può riassumere la risposta dirompente di una città e di un popolo alla strategia del terrore e della morte.

Non nascondo di essermi emozionata in vari momenti del concerto: un’emozione amplificata a livello globale, comune non solo tra i 50mila presenti all’evento, ma anche tra i milioni di persone che, in quel momento, stavano assistendo virtualmente a quella grandiosa manifestazione di libertà. Ovviamente e purtroppo, tutto questo non fermerà il terrorismo e i suoi attacchi, ma rende in qualche modo più tangibile la consapevolezza di quanti siamo a volere la stessa cosa: vivere in armonia, in pace, liberi dalla paura, liberi dal terrore e dalle minacce di morte sempre più pressanti.

significato parola resilienza one love manchester

«Tutto cambia di senso quando una pattuglia di stelle del pop, con le loro piume e i loro lustrini decidono di suonare dieci giorni dopo che un concerto è stato colpito da un’attentato e 22 ragazzi e bambini sono morti, e il giorno dopo che a Londra c’è stato un’ulteriore attacco. Tutto cambia di senso quando una folla di adolescenti decide di non mollare e andare lo stesso al concerto quando solo poche ore fa un altro attentato ha colpito l’Inghilterra», scrive il giornalista Ernesto Assante su Facebook e nel suo blog Media-Trek su Repubblica.it.

«Cambiano senso le piume di Katy Perry, cambiano senso i balletti delle Little Mix, cambia senso il trucco vistoso di Ariana Grande. Tutto va visto da una diversa prospettiva. L’intrattenimento, stasera, è politica, l’amore è una dichiarazione necessaria, il pop è un’arma. E Justin Bieber si può permettere di essere sobrio, arrivare solo con la sua chitarra sul palco, dire al pubblico che il loro coraggio è esemplare e dire, “beh, facciamo un po’ di musica”. Si, musica, “loud and proud”».

Eccola, la resilienza, in tutta la sua potenza: coinvolge i giovanissimi e gli adulti, coinvolge quel poliziotto che in platea fa il girotondo con un gruppo di bambine, coinvolge tutti gli artisti che si sono esibiti senza esitazione, e poi coinvolge noi, dall’altra parte dello schermo, nel momento in cui ci rendiamo conto di quanto sia importante e necessario fare un passo oltre la paura.

One-Love-manchester parola resilienza

La parola resilienza: etimologia e uso linguistico

Il termine deriva dal latino resilire, che significa letteralmente “saltare indietro, ritornare in fretta, di colpo, rimbalzare, ripercuotersi’, ma anche “ritirarsi, restringersi, contrarsi”. Come precisa l’Accademia della Crusca, la parola resilienza è il contrario di fragilità e non è un sinonimo di resistenza, in quanto “il materiale resiliente non si oppone o contrasta l’urto finché non si spezza, ma lo ammortizza e lo assorbe, in virtù delle proprietà elastiche della propria struttura”.

In fisica è la capacità di un materiale di assorbire energia qualora sottoposto a una deformazione elastica, in ecologia indica la possibilità di una comunità o di un sistema ecologico di recuperare il suo stato iniziale dopo una perturbazione.

parola resilienza albero in bilico

Nelle scienze umane, invece, la parola resilienza è la facoltà di riorganizzare le risorse e le energie interne ed esterne, messe a dura prova dalle difficoltà, alla ricerca di un nuovo equilibrio funzionale e positivo: significa riuscire ad andare avanti, non arrendersi, trovare nuovi modi di affrontare la quotidianità una volta venuta meno la stabilità a cui si era abituati.

Sviluppare psicologicamente un atteggiamento resiliente non è automatico, né scontato: come sottolinea un articolo sul tema, pubblicato da State of Mind e scritto da Angela Ganci, sono necessarie alcune essenziali componenti, quali l’ottimismo e la disposizione a cogliere il lato positivo di ciò che accade; l’autostima; la robustezza psicologica e la tendenza a vedere i cambiamenti come incentivi di crescita e miglioramento; le emozioni positive e il supporto sociale.

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In sociologia, è interessante vedere come si sviluppi la capacità di reazione nei gruppi sociali: secondo uno dei primi modelli di resilienza, messo a punto nel 1985 dai ricercatori Bachrach e Zautra, il senso di comunità riveste in questo senso una grande importanza, poiché può dare un significato all’azione collettiva da intraprendere per affrontare e superare un problema in modo efficace.

A questo proposito, una ricerca condotta nel 2001 da Sarig su alcune comunità sfollate in Israele ha portato all’elaborazione di un modello di resilienza comunitaria a partire dall’individuazione dei fattori di protezione collettiva: non solo il forte senso di appartenenza alla comunità, ma anche il controllo sulle situazioni, la sfida volta a riformulare eventi negativi in chiave positiva, la prospettiva ottimistica, secondo la quale lo stato di crisi è un’opportunità di crescita della comunità e non la sua fine, l’apprendimento di nuove abilità e tecniche, le tradizioni e i valori, il sostegno e la solidarietà sociale.