06 Ago Arriva ‘Parlare Civile’, il prontuario per comunicare senza discriminare
“La parola è un essere vivente”, scriveva Victor Hugo in Les Contemplations. Ho sempre pensato che avesse ragione. Quanti mondi diversi e schemi di pensiero formano, nella mente di chi le legge o le ascolta, quelle lettere unite le une alle altre da secoli di storia. Parole scritte, parole pronunciate, parole accennate. E, purtroppo, anche parole sbagliate: fuori contesto, offensive, discriminatorie. All’ordine del giorno, spesso inconsapevolmente, campeggiano su titoli di giornale, nella programmazione televisiva, su Internet. E prendono vita, radicandosi in noi, che ci piaccia oppure no.
È una cosa, questa, a cui spesso penso, a maggior ragione quando mi ritrovo a scrivere. Forse anche per questo motivo il lancio del progetto Parlare Civile, promosso dall’agenzia di stampa Redattore Sociale e dall’Associazione Parsec, ha immediatamente catturato la mia attenzione. Si tratta di un approfondito prontuario, frutto di un lavoro complesso durato due anni e sfociato anche in un libro pubblicato da Bruno Mondadori nel 2013, che pone sotto la lente di ingrandimento 300 termini ed espressioni usati dai media e nel linguaggio di tutti i giorni, riguardanti, in modo diretto e non, minoranze spesso discriminate.
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